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L'industria
dei call center in Italia
Relazione
presentata dal Coordinamento
del Club CmmC al 3° meeting 2000
Milano, 30 novembre 2000
Il nostro settore, che si può ora denominare "industria
dei call center", sta attraversando una fase di pieno
sviluppo, con caratteristiche che in questa premessa è
bene richiamare, partendo dall'analisi di un quadro generale più
ampio.
I principali indicatori dell'economia italiana nel 2000 hanno
mostrato un aumento sia del PIL (che cresce del 1,4% nel 1999
e del 2,8% nel 2000), sia dei consumi delle famiglie (dal 1,7%
al 2,1%); interessante è anche il dato degli investimenti
fissi lordi - che nel 1999 è cresciuto del 4,4% e che nel
2000 si prevede raggiunga il 7% - mentre l'incidenza del debito
pubblico sul PIL scende, anche se di poco, dal 115,1% del 1999
al 112,1% del 2000.
Altro dato importante è rappresentato dal saldo attivo
delle imprese, che nel terzo trimestre del 2000 è stato
di 34.500 unità, il miglior risultato in assoluto rispetto
a quanto registrato negli ultimi otto anni; altrettanto significativa
risulta la crescita del numero di soggetti economici nelle regioni
meridionali (il Sud determina il 36% del saldo positivo), anche
come segnale del processo di recupero del lavoro sommerso.
Il 2000 ha visto perciò una crescita di fiducia delle imprese
italiane, trend contraddistinto da un recupero iniziato già
a metà del 1999, con punte di ottimismo nella primavera
di quest'anno e con una stabilizzazione ed un lieve calo nell'ultimo
trimestre.
Tutto ciò dimostra ancora la vitalità del sistema
economico ed imprenditoriale italiano, ma anche alcuni aspetti
della sua fragilità, soprattutto quando si fa riferimento
alle difficoltà burocratiche e, più in generale,
ad un ambiente non ancora del tutto favorevole e competitivo.
L'industria dei call center, sebbene giovane, ha mostrato una
crescita importante: per le dimensioni, per il fatto che ha interessato
quasi tutti i settori, ma soprattutto perché in essa sono
racchiusi e convivono aspetti di old e di new economy, con un
crescente impiego di tecnologie innovative unito ad una consistente
presenza del fattore umano.
La localizzazione dei call center ha mostrato di non produrre
impatti negativi sull'ambiente, anzi ha valorizzato il settore
immobiliare del terziario. Inoltre, sul versante dell'occupazione
i call center hanno creato posti di lavoro e sviluppato nuove
competenze, soprattutto tra i giovani che entrano nel mondo del
lavoro, hanno sviluppato conoscenze sulle nuove tecnologie di
ICT, hanno formato alle relazioni interpersonali, al lavoro di
gruppo, alla customer satisfaction e, last but not least, hanno
abituato gli addetti ad operare per obiettivi.
Sul versante dell'impresa, i call center stanno contribuendo in
modo determinante al ridisegno organizzativo dei front office
delle aziende e degli enti, rendendoli più efficienti e
efficaci nei servizi resi ai clienti e ai cittadini.
Per promuovere la localizzazione e lo sviluppo dei call center
in Italia il Club CmmC ha preso come benchmark di riferimento
alcuni modelli esteri, specie per quanto riguarda le azioni congiunte
tra "agenzie di sviluppo" e "associazioni di settore".
Ad esempio, ha promosso azioni specifiche, come l'accordo stipulato
in Marzo con l'Agenzia ITP, supportandola nei suoi interventi
di analisi e marketing operativo, ha progettato e sta eseguendo
corsi di formazione con alcuni Enti preposti, attraverso le proprie
Delegazioni territoriali.
I numeri che rappresentano l'industria dei call center in Italia,
sono frutto di alcune specifiche analisi, a partire dalla ricerca
che a Settembre Doxa ha svolto per conto del Club CmmC: nel primo
Osservatorio sul mercato dei call center in Italia sono state
intervistate 199 aziende con un questionario composto da 28 domande.
L'estrapolazione delle informazioni relative a tale campione ed
altre fonti di ricerca hanno poi consentito al Coordinamento del
Club di stimare i dati relativi all'intero mercato nazionale,
che nel seguito sono riportati.
Si stima che i call center attivi in Italia a fine del 2000
saranno 1.080 e che le aziende e gli enti interessati saranno
quasi 900.
La spesa complessiva dell'industria dei call center in Italia
nel 2000 è stimata pari a 3.700 miliardi di lire, ovvero
lo 0,2% del PIL nazionale.
Il segmento delle società che offrono servizi di outsourcing
è rappresentato da poco più di 200 società,
dotate di 320 call center.
Se per valutare questo comparto si fa riferimento al numero di
postazioni operatori (PO), si stima che in Italia siano oggi attive
44.000 PO, così ripartite in riferimento al settore di
attività:
Tavola 1. Ripartizione a fine 2000 del parco postazioni operatore
di call center per settori di attività in Italia. (Fonte:
Coordinamento Club CmmC)
La dimensione media dei call center in Italia è di 41
postazioni operatore per call center, con una distribuzione
per classi dimensionali che vede il 41% del parco installato in
call center con più di 150 postazioni, ma anche il 34%
con meno di 50 postazioni (vedi Tavola 2).
Tavola
2. Ripartizione classi dimensionali dei call center per numero
di postazioni operatore. (Italia, fine 2000. Fonte: Coordinamento
Club CmmC)
L'andamento
storico e previsionale dei dati suddetti - ovvero il numero di
call center e il numero medio delle postazioni operatori - è
rappresentato nella Tavola 3, ove si nota che i call center in
Italia erano 39 nel 1994 e si prevede saranno 1.420, con 75.000
postazioni operatore, a fine 2002.
Tavola 3. Andamento parco postazioni operatore e call center in
Italia dal 1994 al 2002. (*) Previsioni. Dati alla fine di ciascun
anno.
(Fonte: Coordinamento Club CmmC)
Il
numero di operatori impiegati è legato al tasso di impiego
delle postazioni e alle tipologie di contratti utilizzati. La
media complessiva è di 61 operatori per singolo call center,
con picchi - vedi Tavola 4 - nelle società di telecomunicazioni
(quasi 500 operatori per società) e nelloutsourcing
(97).
Tavola
4. Numero medio di operatori di call center per società
e settore di appartenenza. (Italia, fine 2000. Fonte: Coordinamento
Club CmmC)
Il
personale di staff
(totale addetti call center meno gli operatori) in media è
di 6,8 addetti per call center - che corrisponde a quasi 9
operatori per ogni personale di staff - e tale indice varia per
settori: si va dai 12,1 dell'outsourcing, all'8,3 delle telecomunicazioni,
al 5,9 delle assicurazioni.
Il personale di staff è composto in media dal 60% di Responsabili
Operativi e per il restante 40% da Addetti di Supporto (analisti,
tecnici ICT, formatori).
Considerando
il personale di staff e gli operatori di call center, nel 2000
lavorano nei call center italiani 73.000 addetti, che si ripartiscono
per settore merceologico come indicato nella Tavola 5.
Tavola 5. Ripartizione totale addetti call center in Italia
a fine 2000. (Fonte: Coordinamento Club CmmC)
I
servizi svolti nei call center italiani sono scomposti in attività
inbound (73% delle chiamate) e outbound (27%), che, a loro volta,
sono poi ripartibili per specifiche attività come indicato
nelle Tavole 6 e 7 seguenti.
Tavola
6. Attività inbound svolte per tipologia di servizi (%
sul totale dei call center, Fonte: Coordinamento Club CmmC)
Tavola
7. Attività outbound svolte per tipologia di servizi (%
sul totale dei call center, Fonte: Coordinamento Club CmmC).
Il comparto dell'outsourcing presenta un elevato fattore
di crescita: il valore complessivo di fatturato per il 2000
è di 560 miliardi di lire (era stato di 340 miliardi
nel 1999). Secondo l'analisi del Coordinamento del Club, tale
fatturato risulta così ripartito:
- le
prime 5 società incidono per il 53%
- le
prime 10 incidono per il 73%
- le
prime 20 incidono per l' 88%.
Per
raggiungere una fase di vera maturazione l'industria dei call center
deve consolidarsi su vari fronti, tra cui quelli che ora vengono
evidenziati. Intanto occorre che la riduzione dei costi delle telecomunicazioni
e delle tecnologie innovative possano continuare e che tale vantaggio
economico dispieghi pienamente la sua efficacia sulla gestione delle
organizzazioni.
In breve, l'offerta ICT deve diventare più trasparente, garantire
la salvaguardia degli investimenti già effettuati e fornire
gli strumenti per rendere più efficaci e flessibili i servizi
resi dai call center. Il consistente sforzo per creare e mantenere
know how specifici deve essere in opportune misure condiviso.
Dal canto suo l'industria dei call center deve dimostrare di poter
offrire crescenti opportunità di lavoro a nuove figure professionali,
ma anche, e soprattutto, ad addetti con vari anni di esperienza.
In altre parole è possibile trasformare il rischio di espulsione
in nuove opportunità di recupero professionale, sempre che
gli indirizzi governativi supportino l'industria dei call center
in tale arduo compito.
In
questi quattro anni di attività il Club CmmC ha operato per
far crescere l'industria soprattutto su due versanti - la professionalità
del management e l'amalgamazione delle diverse componenti di questo
comparto - nella consapevolezza che senza il raggiungimento di questi
primi traguardi fosse utopistico poter pensare ad altri e più
ambizioni obiettivi.
Obiettivi
che, ora, sono ben presenti e che orienteranno le scelte future
dell'industria dei call center. Si tratta essenzialmente di ottenere
maggiore visibilità ed uno status nei confronti del governo
locale e nazionale, impegnando le attività dei call center
per lo svolgimento di servizi adeguati alle crescenti esigenze della
domanda, attraverso la promozione delle innovazioni delle nostre
organizzazioni e mantenendo una forte attenzione sulle risorse umane,
con la formazione e la qualificazione professionale, se possibile
inserite in un quadro di riferimento contrattuale nazionale.
Vedi anche:
Contact Center in Italia, Rapporto 2002
Relazione completa dell'Osservatorio
Call Center (Ottobre 2000)
Osservatorio
Contact Center 2001
Mercato Contact Center (dicembre 2001)
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